Dott.ssa Elena Sartorelli

Specializzata nel 2008 all’Università Statale di Milano ha iniziato subito ad approfondire le competenze specifiche su piede e caviglia presso l’Istituto Ortopedico Galeazzi dove lavoro a tutt’oggi nell’equipe “Chirurgia Piede e Caviglia” diretta dal Prof. Francesco Malerba. Dal 2011 al 2018 è stata professore a contratto di Patologie dell’Apparato Locomotore per il Corso di Laurea in Podologia. E’ autrice di pubblicazioni medico scientifiche su riviste specializzate ed è stata relatrice a congressi medici nazionali ed internazionali. E’ membro della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologie e della Società Italiana di Chirurgia del Piede. La sua attività clinica è rivolta principalmente al trattamento delle patologie del piede e della caviglia di cui si occupa a 360°: a partire dalla prima infanzia fino alle problematiche del grande anziano.  Ha sviluppato particolari competenze nel trattamento artroscopico dei disturbi della caviglia (traumi, esiti distorsivi, lesioni osteocondrali ed artrosi) frequentando numerosi corsi in Italia e negli Stati Uniti.  Utilizza tecniche open e mininvasive per il trattamento delle più comuni deformità del piede (alluce valgo , alluce rigido, dita a martello, metatarsalgie) e si occupa del trattamento conservativo e chirurgico del piede piatto e del piede cavo.

Neuroma di Morton


Se a volte si avverte un dolore violento sotto il piede con associata la sensazione di camminare su di un sassolino, è possibile essere affetti da una condizione chiamata neuroma di Morton.
Che cos’ è il neuroma di Morton?
Il neuroma di Morton, è una patologia dell’avampiede caratterizzata da dolore e sensazione di bruciore localizzato molto spesso tra il terzo e il quarto dito del piede. La causa è legata all’’intrappolamento ed ispessimento del nervo sensitivo interdigitale.
Colpisce più frequentemente lo spazio tra il terzo e quarto dito, di solito in risposta a irritazioni, traumi o pressione eccessive legate al tipo di calzature indossate. Tale patologia ha un’incidenza dieci volte superiore nelle donne che negli uomini.
Quali sono i sintomi di un neuroma di Morton?
Normalmente, non ci sono segni esterni, come un gonfiore o una tumefazione, perché questo non è realmente un tumore, come potrebbe evocare il nome.
La sensazione di bruciore urente nella pianta del piede può irradiarsi alle dita dei piedi. Il dolore si intensifica in genere con l’attività o indossando le scarpe.
Il dolore notturno è raro. Ci possono essere anche un intorpidimento o una sensazione sgradevole nelle dita dei piedi. I runners possono avvertire dolore durante la fase di spinta. Scarpe col tacco alto, e scarpe strette possono aggravare questa condizione anche
comprimendo le ossa dei piedi e “strozzare” il nervo. Il paziente tipicamente riferisce la necessità di sfilarsi la scarpa per poter alleviare il dolore.
Nei casi dubbi, l’esame ecografico, con precise specifiche tecniche nei dettagli esecutivi, si e’ dimostrata nel corso degli anni, la più sensibile per la diagnosi e facilmente proponibile, anche per le sue caratteristiche di bassa invasività (Fig. 1).
Qual’ è il trattamento?
Un trattamento iniziale non chirurgico è relativamente semplice.
Evitare tacchi alti o scarpe strette permette alle ossa di aumentare lo spazio interdigitale e può ridurre la pressione sul nervo, dandogli il tempo di guarire. Anche plantari personalizzati possono contribuire ad alleviare l’irritazione sollevando e separando le ossa, riducendo la pressione sul nervo.
Il trattamento conservativo tuttavia può non essere duraturo nel tempo. Il trattamento chirurgico rappresenta invece la metodica di trattamento di scelta per questa patologia. L’asportazione a cielo aperto del neuroma (neurectomia) si esegue con diversi approcci chirurgici (plantare o dorsale). Il tasso di successo nonostante l’asportazione della sede del dolore varia dal 51% al 85% in studi con follow-up a lungo termine. Le complicanze della chirurgia tradizionale sono rappresentate da deficit sensitivo a livello delle dita o nello spazio interdigitale, infezioni/deiscenza della ferita e mancata asportazione del neuroma. Tipicamente il paziente sottoposto a neurectomia, riferisce per i primi 3-4 mesi post-operatori, la sensazione di pesantezza/costrizione a livello della III spazio interdigitale legata alla presenza di un ematoma. Nel campo del trattamento conservativo del neuroma di Morton, l’alcolizzazione ecoguidata è la tecnica più utilizzata come alternativa alla chirurgia tradizionale. Sotto guida ecografica il nervo viene accuratamente individuato e raggiunto con un sottile ago in anestesia locale per poter eseguire una iniezione intorno e dentro il nervo di una soluzione composta da alcool ed anestetico. Questa soluzione determina la risoluzione dei sintomi per una neurolisi chimica. I risultati ottenuti in letteratura sono incoraggianti: fino al 74.5% dei pazienti ottiene una riduzione importante della sintomatologia, con associato un basso tasso di complicanze locale (edema doloroso post-infiltrazione).

Piede piatto flessibile del bambino


“…porti le scarpe che mamma ti fece, che non mutasti mai da quel dì.”

Una delle problematiche di più frequente osservazione nella nostra pratica clinica è il piede piatto dei bambini.
Esattamente cos’è il piede piatto?
Il piede piatto o piede pronato, rappresenta una particolare forma del piede in cui l’arco interno scompare quando ci si trova in stazione eretta ed il calcagno devia verso l’esterno. Viene chiamato flessibile nel momento in cui si assiste al riformarsi dell’arco plantare quando il bambino si solleva sulla punta dei piedi o quando si trova sdraiato.
E’ molto importante sapere che quasi tutti i bambini nascono con il piede piatto.
La forma del piede si acquisisce con la crescita ed intorno ai 5-6 anni si assiste alla formazione dell’arco plantare che si strutturerà nella prima decade di vita. In alcuni casi tuttavia questo non avviene: si stima che circa il 25% degli adulti con piede piatto abbia sviluppato questa deformità nell’infanzia.
Il piede piatto flessibile del bambino è una deformità assolutamente benigna e nella maggior parte dei casi totalmente asintomatica. In alcuni casi si può manifestare affaticabilità durante le attività sportive o le lunghe camminate, usura asimmetrica della calzatura o dolorabilità in sede mediale.
Perchè rivolgersi al medico?
Effettuare una valutazione specialistica nel momento in cui si sospetta che nostro figlio abbia un piede piatto non è mai tempo sprecato.
Innanzitutto occorre escludere che si tratti di una deformità rigida, dunque una vera e propria patologia del piede che richiede tempestivo riconoscimento e trattamento (astragalo verticale, sinostosi, patologie neuromuscolari misconosciute).
L’ortopedico specialista effettuerà una valutazione degli arti inferiori in toto del nostro bambino valutandone la mobilità e la funzione durante il cammino riconoscendo eventuali anomalie presenti. Nello specifico verrà effettuato un accurato esame obiettivo dei piedi, sia in carico che da sdraiati.
SI accerterà la natura flessibile della deformita’, la presenza di segni di “strutturazione” della stessa, eventuali brevità del t. d’Achille associate o la presenza di “os tibiale” .
Un contributo importante alla diagnosi viene inoltre fornito dalle radiografie eseguite in stazione eretta.
Come si può correggere un piede piatto flessibile?
In assenza di qualsiasi tipo di sintomatologia la nostra Equipe adotta una tecnica osservazionale con controlli periodici annuali fino alla pubertà.
Da diversi anni ormai la letteratura internazionale smentisce che l’impiego di calzature speciali o di ortesi sia in grado di ripristinare l’arco plantare. L’impiego di questi presidi contribuisce unicamente a sostenere l’arco mediale aumentando in comfort del bambino durante la camminata e riducendo l’usura della calzatura. In
accordo con le più influenti scuole internazionali la nostra tendenza è quella di prescriverle solo in casi selezionati, in presenza di sintomatologia ed i bambini di età compresa tra i 6 ed i 10 anni.
Se intorno ai 10 anni si assiste alla persistenza di sintomatologia o si osserva una deformità che da flessibile sta divenendo “fissa”, è opportuno pensare ad una soluzione chirurgica.
Sono ormai molti anni che adottiamo una tecnica di correzione del piede piatto flessibile del bambino semplice ed efficace: l’endortesi senotarsica.
SI agisce contemporaneamente su entrambi i piedi posizionando una “vitina” all’interno del seno del taso che eviti l’eccesso di pronazione della parte posteriore del piede e consenta il riformarsi dell’arco plantare. In presenza di brevità di tendine d’Achille potrà essere effettuato un allungamento contestuale per via percutanea o mediante sezione della fascia tricipitale.
Il piccolo paziente esce dalla sala operatoria con 2 apparecchi gessati sui quali può camminare immediatamente che manterrà per circa 15 giorni, successivamente potrà riprende da subito attività sportive come il nuoto e la bicicletta e dopo pochi mesi potrà riprendere tutte le attività senza limitazioni.
La nostra Equipe ha presentato i risultati del suo lavoro sulla ripresa dell’attività sportiva nei bambini sottoposti ad endortesi senotarsica nel prestigioso congresso internazionale IFAS a Chicago nel 2013: con estremo orgoglio abbiamo mostrato ad un pubblico di colleghi provenienti da ogni parte del mondo che la correzione del piede piatto flessibile del bambino è un intervento che garantisce ottimi risultati sia in termini strutturai che funzionali.

Alluce valgo


E’ universalmente noto, sin dai tempo più antichi, che la donna ha una smisurata passione per le calzature. Nel III secolo d.C. il cantastorie Eliano nella prima versione di Cenerentola mostra come vi sia già un’identificazione tra la scarpa e colei che la indossa. Successivamente Freud ha sviluppato una teoria secondo cui la scarpa è la proiezione psicoanalitica dell’organo sessuale femminile.
Che si preferiscano tacchi alti e vertiginosi oppure mocassini e ballerine la comparsa dell’alluce valgo obbliga ad appenderle al chiodo. Addio possibilità di scelta! Solo calzature a punta arrotondata ed ampia sono consentite in presenza di questa fastidiosa deformità.
Alluce valgo: MA PERCHE’ A ME?
In realtà l’alluce valgo non colpisce solo le donne, anche gli uomini ne sono colpiti. Questo è già un dato piuttosto rassicurante: i tacchi alti e le punte strette non sono le sole ed uniche responsabili di questa fastidiosa deformità!
In realtà non esiste una causa univoca, l’insorgenza della patologia appare multifattoriale. Sicuramente vi sono elementi di rischi molto correlati come la familiarità, la presenza di iperlassità legamentose, patologie sistemiche come l’artrite reumatoide, la gotta ed anche l’ipotiroidismo.
Spesso l’alluce valgo non è altro che l’espressione finale di un cattivo funzionamento del nostro piede di cui noi non siamo a conoscenza (piede piatto, instabilità, brevità del t. d’Achille).
 
ESATTAMENTE DI COSA SI TRATTA?
Alluce valgo: RIVOGLIO IL MIO PIEDE!
Per coloro che desiderano tornare ad essere Cenerentola e poter indossare la scarpetta di cristallo l’unica soluzione è la chirurgia.
Esistono, allo stato attuale oltre 150 differenti tecniche che consentono di correggere l’alluce valgo. Il vostro ortopedico, specialista del piede, dopo avervi visitato e visionato gli accertamenti necessari saprà consigliarvi la più adatta a voi.
Diffidate di chi propone soluzioni facili, rapide e durature ed uguali per tutti. La chirurgia non è magia!
La nostra sfida più grande, come equipe chirurgica che si propone di risolvere le problematiche di piede e caviglia, è quella di restituire una buona funzione
correggendo l’inestetismo provocato dalla deformità e cercando di limitare i segni cutanei residui.
Le tecniche proposte prevederanno vie d’accesso minivasive piuttosto che accessi chirurgici tradizionali, potranno essere impiegati mezzi di sintesi a permanenza o temporanei e se il caso lo prevede, verranno proposti interventi chirurgici aggiuntivi per ripristinare una corretta funzione del piede in toto.
Scelte personalizzate per ciascun piede sono la chiave del nostro successo!
 
E DOPO L’INTERVENTO?
Subire un intervento chirurgico ad un piede è tutt’altro che una…passeggiata!
I tempi di recupero postoperatori sono fondamentali per la riuscita delle procedure e vanno rigorosamente rispettati.
Normalmente per la correzione dell’alluce valgo occorre un tempo di circa 30 giorni di deambulazione con un’apposita calzatura postoperatoria.
Il riposo funzionale con il piede alto e la borsa del ghiaccio soprattutto la prima settimana vi consentiranno di combattere da subito una delle conseguenze più fastidiose di un intervento chirurgico al piede: il gonfiore.
Se tutto procede senza complicazioni si ritorna a svolgere le proprie attività in 45 giorni ed a indossare calzature che diano soddisfazione anche da un punto di vista estetico in 2-4 mesi.
Normalmente non occorre effettuare una vera e propria “riabilitazione” post operatoria. E’ sufficiente effettuare della ginnastica in scarico per la tonificazione degli arti inferiori ed alcuni esercizi specifici per il recupero, attivo e passivo, della mobilità dell’alluce che sarà il vostro ortopedico ad illustrarvi. Qualora dovessero presentarsi particolari difficoltà nella ripresa della deambulazione sarà sempre il vostro specialista ad affidarvi alle mani di fisioterapisti specializzati che provvederanno a rimettervi in pista.
 
Alluce valgo: COSA PUO’ ANDARE STORTO?
La chirurgia purtroppo non è mai scevra da complicanze che si possono verificare a breve, medio o a lungo termine.
Non esistono interventi banali ed anche prima di sottoporsi ad una correzione chirurgica dell’alluce valgo occorre essere ben consapevoli di quali sono i possibili rischi che si corrono.
Uno dei maggiori timori del paziente è la ricomparsa della deformità, che in termini scientifici viene chiamata “recidiva”. Questa rappresenta una delle complicanze a lungo termine ed è una realtà che si verifica in una percentuale variabile dal 16 al 30% dei casi secondo i dati più recenti della letteratura del settore.
Tra i vantaggi che si hanno nel rivolgersi specificatamente alla nostra equipe di ortopedici specializzata in piede e caviglia vie è la garanzia che il paziente non viene mai abbandonato! Di fronte a qualsiasi complicanza si possa presentare sapremo esattamente come intervenire tempestivamente ed efficacemente per risolverla al meglio.
Un sano rapporto medico-paziente presuppone competenza, passa attraverso la sincerità e la chiarezza, necessita di continuità e di fiducia e solo così raggiunge il suo obiettivo: la soddisfazione.
La manifestazione classica dell’alluce valgo si caratterizza con la prominenza sul lato interno del piede di una salienza ossea (chiamata familiarmente “cipolla”) che altro non è che la testa del I osso metatarsale mentre l’alluce devia in direzione opposta, verso l’esterno del piede e nel suo spostamento può coinvolgere anche le dita laterali comportandone ulteriori deformità.
Questa situazione, oltre a deturpare l’estetica del piede, ne altera la funzione. Il I metatarsale perde la sua funzione propulsiva, l’articolazione lavora male e può divenire dolorosa e rigida ed il peso del corpo viene trasferito lateralmente durante la fase finale del passo scatenando meta tarsalgie e insorgenza di callosità plantari.
 
Alluce valgo: COSA FARE?
Se ci si accorge che l’alluce sta prendendo una “brutta piega” la prima regola è niente “fai da te”
Occorre rivolgersi immediatamente ad un ortopedico specialista di piede che, attraverso un’accurata visita sappia proporci la soluzione più adeguata.
La diagnosi richiede, oltre alla valutazione dell’alluce, l’analisi del funzionamento globale del nostro piede ed anche dell’arto inferiore in toto. Utile dunque presentarsi alla prima visita già con una radiografia del piede effettuata sotto carico. Quest’ultimo punto è fondamentale perché permette al nostro ortopedico di analizzare l’ossatura del piede nel momento in cui lavora, ovvero quando si trova in carico a contatto con il suolo.
 
IO NON VOGLIO FARMI OPERARE!
Il trattamento conservativo dell’alluce valgo presenta purtroppo poche possibilità di trattamento.
Dal momento che la deformità si è instaurata non esistono tutori, spaziatori, o plantari in grado di correggerla efficacemente ed in maniera duratura. Tuttavia, nel caso in cui si fosse totalmente refrattari all’ipotesi chirurgica, lo specialista potrà aiutarci consigliandoci l’uso di calzature adeguate o, in caso di disturbi concomitanti come piede piatto o meta tarsalgia, anche l’impiego di un plantare.
Assolutamente da evitare l’acquisto di spaziatori preformati che potrebbero peggiorare la dislocazione delle dita laterali e di calzini correttivi che lungi dal correggere alcunché contribuiscono unicamente ad alleggerire il portafoglio.